“Mastica e sputa” tratto dalla raccolta “Mastica e sputa” di Pino Roveredo

Per il progetto “Il Ceppo Dei Lettori Selvaggi” pubblichiamo la recensione di Andrea Amerighi al racconto “Mastica e sputa” tratto dalla raccolta “Mastica e sputa” di Pino Roveredo.

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Il racconto “Mastica e sputa”, dal quale l’ autore Pino Roveredo trae il titolo del libro, tende a focalizzare l’ attenzione sulla pragmaticità della realtà materiale, attraverso l’ esperienza di un giovane ragazzo, riportata alla mente da una memoria malinconica e triste.

“Mastica e sputa” è il racconto che dà il nome all’ omonimo libro scritto da Pino Roveredo. Questo racconto tratta la storia di un giovane ragazzo, il quale, influenzato dall’ amico Riccardo, si lascia trascinare in una vicenda pericolosa. Reduci da una serata alle prese con l’alcool, il protagonista e l’amico Riccardo si ritrovano inseguiti dalla polizia, per aver tentato di derubare un benzinaio.

L’ inseguimento termina con un incidente stradale che causa la morte dell’amico Riccardo e il protagonista è costretto a quasi quattro anni e mezzo di carcere. La sua vita è totalmente sconvolta: deve abbandonare tutti suoi cari, compresa la sua compagna Nina, la quale aveva progetti futuri con lui.

“Mastica e sputa” è un verso tratto dalla canzone “Ho visto Nina volare” di Fabrizio de André. Questa canzone aleggia fra le pagine del racconto, diventando il delicato leitmotiv  di una dedica agli emarginati, volta a trovare frammenti di felicità negli interstizi più cupi del mondo, attraverso un linguaggio ed uno stile molto rustico e senza scrupoli, che riflette  la sua concezione della realtà.

Questo racconto viene presentato sotto forma  di  ricordo: la memoria è un elemento caratterizzante di molti racconti di questa raccolta, come per esempio “Tutto a posto”, che annuncia l’esordio di una realtà dura e senza scrupoli attraverso un sentimento di omertà nei confronti di due atti violenti di molestie sessuali; “Polvere”, il quale presenta la storia di una bambina morta nell’ indifferenza di un manicomio, attraverso un viaggio tra gli archivi dei pazienti; “Ti ricordi, padre..”, che trasmette nel protagonista un senso di malinconia nel ricordare varie attività e caratteri del padre, presumibilmente venuto a mancare.

In particolare, in “Mastica e sputa”, l’ autore utilizza una memoria  che da anni gira dentro una volontà di suicidio, cercando di eliminare tutte quelle possibili trappole che la potrebbero far scivolare dentro l’ angoscia atroce di un tempo maledettamente e straordinariamente felice. Il ricordo del passato porta ad una sofferenza interiore repressa nel tempo, la quale non ha mai avuto uno sfogo risolutivo.

“Mastica e sputa” è un racconto che tende a rappresentare la realtà nei suoi caratteri più materiali, mettendo anche in guardia il lettore dalle innumerevoli  conseguenze che le nostre azioni possono avere nella realtà pragmatica e meschina  che ci circonda, poiché “la vita non è composta solo da baci, ma essa nasconde la cattiveria dei denti e il dolore del morso”.

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